La vera patologia è l’intolleranza

Non sono mai riuscita a spiegarmi perché alcune persone scelgano di discriminarne altre.
Perché alcune categorie di umani definiscono se stessi come “normali” ed etichettano qualunque diversità come anormale, patologica, pericolosa e da combattere?
Perché alcuni individui che fanno scelte o hanno caratteristiche anche lievemente dissimili da quelle della maggioranza rischiano di vedere i loro diritti (primo fra tutti appunto la libertà di scelta) negati e calpestati?

L’unica spiegazione sensata che riesco a darmi è la paura.
Paura di perdere i propri privilegi ovviamente ingiusti ma convenienti.
Timore di dover rinunciare ad un supposto “diritto” iniquo che però si è goduto per generazioni e di cui si sentirebbe tremendamente la mancanza.
Paura di dovere fare a meno di un vantaggio ingiusto ma visto come dovuto e perfino necessario, senza il quale si teme di non poter andare avanti, credendosi non in grado di “giocare alla pari”, in condizioni di autentica e logica uguaglianza.

Il sopruso sta nel vantaggio senza merito, vantaggio di cui ci si approfitta con prepotenza.

Oppure si tratta di paura della scelta stessa?
Magari alcune persone si sentono destabilizzate e francamente terrorizzate dal fatto che non esista una via univoca, una strada uguale per tutti e quindi talmente scontata da poterla ritenere dovuta ed obbligatoria.

Dopo decenni di timide teorie ho maturato il forte sospetto che quello che li sconvolge sia proprio la libertà di scelta.
Forse perché li fa sentire dei pusillanimi a non avere nemmeno interrogato i loro stessi desideri, avendo preso semplicemente la strada già tracciata per loro dalle convenzioni.

Perché la libertà va di pari passo con la responsabilità delle proprie scelte, e delle conseguenze che esse portano.

Per dirla in modo non troppo diplomatico ma abbastanza efficace: se passi il tempo a giudicare e cercare di controllare la vita degli altri, potrebbe esserci qualcosa che non va nella tua.

In riferimento all’omofobia mi sentirei inoltre di mettere da parte eventuali motivazioni religiose come causa reale.
A parte che sarebbero comunque inaccettabili , perché un Dio che ti chiedesse di discriminare un tuo simile sarebbe un dio malvagio e non andrebbe adorato ma anzi biasimato.
Ma in ogni caso non mi sembra che chi è omofobo e dichiara di esserlo per motivi religiosi eviti accuratamente di bestemmiare o di fare sesso prematrimoniale, ad esempio.
Per non parlare, nel caso del cristianesimo, di ” Ama il prossimo tuo come te stesso”.

Ho il sospetto che gli uomini che discriminano i maschi omosessuali siano soprattutto sconvolti dall’eventualità che qualcuno possa ipoteticamente considerarli come loro considerano le donne.
Penso che provino un giustificato orrore all’idea che qualcuno possa pensare a loro come oggetti di cui disporre liberamente, e perfino trattarli come tali.
Credo che trovino inaccettabile l’idea che i loro corpi possano essere tranquillamente essere oggetto di sguardi, apprezzamenti, giudizi.
Li fa impazzire l’idea di non essere più sempre e soltanto “cacciatori” ma diventare, anche solo in via ipotetica e per qualcuno, “prede”.

Ovviamente non sarebbe affatto così, se incontrassero persone civili, ma questo è il modo di pensare e di agire di chi ritiene che non esistano (o non possano esistere) mentalità diverse dalla sua.

Sono talmente abituati ad un immaginario in cui loro sono al sicuro dalla parte di chi si prende tutti i vantaggi, impunemente, automaticamente ed immutabilmente, che il pensiero di qualsiasi deviazione da questo schema li terrorizza. Figuriamoci un suo ribaltamento.

Intendiamoci, non penso assolutamente che abbiano torto.
Anche per me eventualità simili a quelle che ho descritto prima sono completamente inaccettabili e distopiche.
Infatti le rare volte che mi si sono presentate ho reagito di conseguenza.

Ma davvero è troppo difficile rispettarci tutti, reciprocamente?
Certo, dovremmo per prima cosa smettere tutti quanti di comportarsi in modo prepotente e sciovinista ed insegnare a non farlo alle generazioni successive.

Smettere di approfittare di un vantaggio ingiusto per evitare che qualcun’altro similmente si approfitti di te.
Forse non è la motivazione più nobile del mondo, ma all’atto pratico si rivelerà ineludibile.
Quindi tanto vale che ce ne facciamo tutti una ragione.

Particolarmente odioso poi è sentire chi si appella alla libertà di parola per difendere un supposto diritto di esprimere opinioni discriminatorie (omofobe, razziste, ecc).
Un’opinione che nega i diritti umani di qualcun’altro cessa di essere una opinione e diventa un sopruso o addirittura un crimine (come afferma anche la nostra meravigliosa Costituzione antifascista).

In effetti, se non fosse così detestabile e surreale, sarebbe quasi divertente vedere gli intolleranti cercare di appellarsi al diritto di libertà di opinione per ritorcerlo contro la Libertà stessa.
È come se, gongolanti, credessero di aver trovato un bug nell’idea stessa di tolleranza e di democrazia.

Questi individui dimenticano che la Libertà deve essere goduta parimenti da tutti e che i diritti che appartengono solo a qualcuno non sono diritti ma privilegi.
Ma hanno talmente poca dimestichezza con il concetto di Tolleranza che ignorano, o fanno finta di ignorare, che essa per avere senso deve essere bilaterale, reciproca e possibilmente anche simmetrica.
Perché se la tolleranza ed il rispetto vengono elargiti da una parte sola diventano prevaricazione dalla parte opposta.
Lo suggerisce la logica ma purtroppo lo insegna ampiamente anche la storia.

Quindi no, grazie.
Siamo pacifisti e siamo tolleranti ma non riconosceremo mai a nessuno il “diritto” di negare i fondamentali diritti umani, nemmeno a parole.

OB1

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